CENTRO STUDI IMPRESA LAVORO DI MASSIMO BLASONI:AL NORD DUE REGIONI CON IL MAGGIOR NUMERO DI DIPENDENTI PUBBLICI.

Immagine1I 3 milioni e 250mila dipendenti pubblici italiani non si distribuiscono in modo omogeneo sul territorio nazionale in rapporto al numero degli abitanti: le regioni con il maggior numero di dipendenti pubblici sono la Valle D’Aosta e il Trentino Alto-Adige, con uno stacco netto rispetto alla media nazionale. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare e sempre con riferimento al totale degli occupati, in Italia il numero di dipendenti pubblici risulta inferiore a quello della maggior parte delle altre economie europee. Sono questi i dati più significativi che emergono da una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro dell’imprenditore Massimo Blasoni su elaborazione di dati OPI (Osservatorio su Politica e Istituzioni) e RGS (Ragioneria Generale dello Stato).

 

Quali sono le regioni con più dipendenti pubblici?
Una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro, di Massimo Blasoni, sulla base dei dati riportati dall’Osservatorio su Politica e Istituzioni (OPI), ha rilevato un quadro interessante che riguarda la distribuzione dei dipendenti pubblici nelle Regioni d’Italia. Da questo lavoro, infatti, si evince che le Regioni con il maggior numero di dipendenti pubblici in rapporto agli abitanti siano Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige e Sicilia, a dispetto del diffuso cliché che dipinge le zone del Meridione come aree per eccellenza ad alta diffusione di assunzioni nel settore pubblico.
Queste tre regioni sono seguite poi da Liguria, Lazio, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Calabria, tutte sopra la media italiana che si attesta a 11,0 dipendenti pubblici per 1000 abitanti.
I più recenti dati, infatti, riportano un indice di unità lavorative pubbliche per 1000 abitanti di 48,6 per la Valle D’Aosta, 20,1 per Trentino-Alto Adige, 16,1 per Sicilia, circa 14,0 per Liguria, Lazio, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e 13,7 per la Calabria. Le restanti regioni, invece, si omogenizzano su valori tra le 8,0 e le 10,0 unità di dipendenti pubblici ogni 1000 abitanti. Agli ultimi posti di collocano la Puglia (7,5), il Piemonte (8,5) e il Veneto (8,8).

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Osservatorio su Politica e Istituzioni.

Dove lavorano i dipendenti della PA?

Secondo i dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato, nel 2021 i quasi 3.250.000 dipendenti della Pubblica Amministrazione sono inseriti per la maggior parte nei comparti inerenti l’ “istruzione e ricerca” (1.276.205 di personale dipendente) e “sanità” (669.990 unità di personale assunto). A questi due comparti che assorbono la maggiore forza lavoro statale, seguono i comparti di “personale in regime di diritto pubblico” impiegato in vari enti e partecipati (565.926), “funzioni locali” (486.198), “funzioni centrali” (206.119) e, infine, “comparto autonomo o fuori comparto” (44.899).

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Ragioneria Generale dello Stato.

E nel resto dell’Europa?
Ma come siamo posizionati rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona?
Considerando i Paesi a noi comparabili demograficamente e socialmente, ovvero Francia, Regno Unito, Spagna e Germania, si rilevano almeno due aspetti significativi. Primariamente, in valori assoluti l’Italia risulta lo Stato, fra i citati, che ha meno dipendenti pubblici (il primo la Francia con 5.662.000 unità impiegate).
Il secondo dato di interesse ci rivela che l’Italia è all’ultimo posto, tra i comparables, per il numero di occupati nella Pubblica Amministrazione sul numero dei residenti. Infatti, il nostro Paese conta il 5,5% di dipendenti pubblici sul totale della popolazione residente. Nella classifica, invece, primeggia di nuovo la Francia con ben l’8,3% di dipendenti pubblici sul totale della popolazione, seguita dal Regno Unito (all’8,0%), dalla Spagna (7%) e dalla Germania (6%).
Se si guarda invece alle percentuali di occupazione nella P.A. rispetto al totale degli occupati, il nostro Paese si posiziona al penultimo posto con il 14,5%. Il Paese in cui il lavoro pubblico incide di meno sui posti di lavoro totali è la Germania, in cui solo l’11,1% è pubblico.

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Ragioneria Generale dello Stato.

«I dati sul numero di dipendenti pubblici non sono rappresentativi, peraltro, dell’efficienza del lavoro della Pubblica Amministrazione» – commenta Massimo Blasoni, Presidente del Centro Studi ImpresaLavoro – «Ci sono ancora enormi problemi dal punto di vista della digitalizzazione e l’enorme burocrazia contribuisce a rendere poco efficiente e snello l’apparato statale. Colpisce, tuttavia, che diversamente dall’opinione comune, ci sono numerose regioni del Nord tra quelle con maggior numero di dipendenti pubblici in rapporto agli abitanti».

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RSA, il gruppo “Sereni Orizzonti” di Massimo Blasoni realizza tre nuove aperture a basso impatto ambientale: una soluzione per affrontare gli aumenti energetici

“Sereni Orizzonti” di Massimo Blasoni sfida con decisione la crisi economica. Il gruppo con sede legale a Udine – secondo in Italia nel settore della costruzione e gestione delle Rsa, con oltre 5mila posti letto distribuiti in circa 80 strutture in Italia e Spagna – aprirà entro il prossimo bimestre tre nuove strutture in Friuli-Venezia Giulia (a Fontanafredda), in Piemonte (a Borgo Ticino) e in Sardegna (a Villacidro).

«L’aumento vertiginoso delle bollette che si sta registrando in questi mesi sta impattando su diversi settori, tra cui anche quello dell’assistenza per anziani» – dichiara Massimo Blasoni, proprietario della maggioranza delle azioni del gruppo – «Nelle residenze più moderne saremo in grado di contenere gli incrementi grazie alla tecnologia green che la nostra azienda ha adottato da alcuni anni per le nuove costruzioni».

Le nuove strutture disporranno, complessivamente, di 240 posti letto. Tutti e tre gli edifici sono realizzati in classe energetica A3. Grazie a diversi impianti – fotovoltaico, solare termico per uso sanitario e riscaldamento, recuperatore termodinamico del calore, isolamento termico dell’edificio e pompa di calore – producono autonomamente circa 165.000 kWh di energia, che corrisponde a oltre il 60% del loro intero fabbisogno. Significa che ciascuna residenza è in grado di ridurre l’emissione in atmosfera di oltre 69 tonnellate all’anno di anidride carbonica.

«In Italia il numero dei posti letto disponibili nelle Rsa è al di sotto della media europea» – prosegue il proprietario – «E le strutture sono mediamente molto datate. Resta quindi forte l’esigenza di strutture di qualità e che dispongano di tutti i servizi necessari».

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Centro Studi di Massimo Blasoni: In cinque anni oltre 400mila giovani hanno lasciato l’Italia. Il Regno Unito e la Germania sono le mete predilette

Secondo uno studio del Centro Studi ImpresaLavoro di Massimo Blasoni, cresce il fenomeno dell’emigrazione di italiani all’estero, soprattutto giovani. Le principali motivazioni sono le retribuzioni più adeguate al costo della vita, le più agevolate possibilità di carriera e la convinzione che il merito venga più facilmente premiato. Per questi ed altri motivi, molti dei nostri concittadini vedono un futuro al di fuori del Paese di origine. Dal raffronto delle regioni italiane emerge un dato che stupisce: le due regioni con il maggior numero di espatriati si trovano al Nord. L’1,23% sono gli emigrati dal Trentino-Alto Adige nel quinquennio 2016-2020 e lo 0,87% dal Friuli-Venezia Giulia in rapporto alla popolazione residente tra i 18-39 anni. Inoltre, secondo i recenti dati, i giovani prediligono mete europee, in particolare il Regno Unito e la Germania.

Dal 2016 al 2020 sono stati 413.543 mila i giovani tra i 18 e i 39 anni che hanno lasciato l’Italia per lavoro, studio o per costruirsi un futuro migliore all’estero. Il panorama regionale presenta una situazione eterogenea.

Analizzando la percentuale dei giovani emigrati all’estero, calcolata sul totale della popolazione residente, si evince che la regione che ha avuto più espatri della fascia d’età tra i 18 e i 39 anni è il Trentino-Alto Adige (1,23%), l’unica regione a registrare oltre un punto percentuale di trasferimenti. Fanno seguito il Friuli-Venezia Giulia (0,87%), il Molise (0,86%), l’Abruzzo (0,84%) e la Calabria (0,82%). Si tratta, dunque, di un andamento che non rispecchia le storiche differenze fra Nord e Sud.

Fra le regioni a registrare una minor quantità di emigrati ci sono la Campania (0,56%), il Lazio (0,57%), la Puglia (0,59%) e la Toscana (0,60%).

Infine, se si considera il valore assoluto, le perdite maggiori sono avvenute in Lombardia, con un totale di 75.843 mila espatri per la fascia d’età considerata.

Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro dell’imprenditore Massimo Blasoni, realizzata su elaborazione di dati ISTAT.

 

 

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Istat

Emigrati dall’Italia nel Mondo

Nel 2020, in quali Paesi del mondo i nostri giovani tra i 18 e i 39 anni hanno preferito emigrare per cambiare vita? Prediligono i Paesi europei o extraeuropei?

Secondo le stime Istat 2020, analizzando i principali Paesi in cui i giovani italiani preferiscono emigrare, si evince che la nazione prediletta è il Regno Unito, con 21.138 mila emigrati, seguita dalla Germania (10.960 mila), la Francia (6.440 mila), la Svizzera (5.619 mila), la Spagna (3.675 mila) e il Brasile (3.644 mila).

Secondo i dati, la scelta dei giovani ricade principalmente in Europa, che dunque vedono nei paesi relativamente vicini la giusta meta per un nuovo futuro professionale o formativo.

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Istat

«Andare a lavorare o a studiare per qualche tempo all’estero di per sé non è un male» – dichiara Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi Impresa Lavoro – «Il problema è che poi moltissimi italiani decidono di non tornare in Italia perché privi di una qualsiasi prospettiva. Il nostro mercato del lavoro è infatti prigioniero di regole sbagliate: è necessario ripensare ad un piano per offrire opportunità concrete di occupazione e crescita, facilitando le imprese che intendono formare e assumere giovani. Il trasferimento in un Paese estero non deve essere percepito come l’unica soluzione per assicurarsi un futuro migliore».

 

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I giovani e il mercato del lavoro: tanti giovani non cercano lavoro. Non hanno voglia di lavorare o i salari sono troppo bassi?

La fascia d’età canonicamente considerata dall’Istat 15-34 anni, per rilevare la percentuale dei giovani occupati in Italia, sconta evidentemente il fatto che i minori al lavoro sono fortunatamente pochissimi. Tuttavia, la percentuale di occupati nella fascia 15-34 evidenzia profonde differenze tra le regioni italiane. Il basso numero di giovani occupati trova in parte spiegazione con il decremento del salario medio nel nostro Paese. Dai dati OCSE sulla variazione percentuale dei salari medi annui negli ultimi 30 anni, si rileva che l’Italia è l’unico Paese, tra quelli considerati, in cui il salario medio annuo è sceso: -2,9%. Per converso, nello stesso periodo, in Germania l’incremento è stato del 33,7% e in Francia del 31,1%.

Occupazione in Italia

Nel 2021 in Italia gli occupati tra i 15-64 anni sono 21.849.198 che equivalgono ad una percentuale piuttosto bassa (37,04%) se si considera il totale della popolazione italiana (58.983.169). Il maggior numero di lavoratori si riscontra nella fascia d’età tra i 35-49 anni (15,05%). A seguire coloro che hanno tra i 50-64 anni (13,63%) e per ultimi i giovani tra i 15-34 anni (8,36%). È da considerare che, secondo le rilevazioni OCSE, solo il 3,1% dei giovani tra i 15-19 anni lavora (4,2% uomini e 2,0% donne).

A livello regionale si conferma la stessa panoramica presentata per il contesto nazionale. Infatti, la fascia d’età con il minor numero di occupati rimane quella dei giovani tra i 15-34 anni in tutte le regioni d’Italia. Le regioni con il maggior numero di occupazione giovanile sono il Trentino-Alto Adige (11,74%) – Provincia Autonoma di Bolzano (12,60%) e Trento (10,89%) – la Lombardia (9,89%), il Veneto (9,87%), l’Emilia-Romagna (9,48%), il Friuli-Venezia Giulia (9,31%), e il Piemonte (9,14%). Al contrario, il minor numero di giovani occupati si riscontra in Sicilia (5,82%), Calabria (6,32%), Campania (6,69%), Puglia (6,92%) e Molise e Sardegna (7,02%).

Il divario Nord-Sud evidenzia che i giovani sono più occupati al Nord-Est (9,84%) e al Nord-Ovest (9,48%) rispetto al Sud (6,62%).

Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro dell’imprenditore Massimo Blasoni, realizzata su elaborazione di dati ISTAT e OCSE.

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati ISTAT

Il salario medio annuo

Sorge spontaneo chiedersi: perché i giovani non cercano lavoro in Italia? Non hanno voglia di lavorare o i salari sono troppo bassi? Hanno perso fiducia nelle loro prospettive di lavoro in Italia e stanno cercando altre opportunità all’estero?

Dai dati OCSE sulla variazione percentuale dei salari annuali medi tra il 1990 e il 2020 si evince che in alcuni Paesi come la Germania e la Francia il salario medio annuale è aumentato rispettivamente di +33,7% e +31,1%. L’Italia è l’unico Paese in cui negli ultimi 30 anni il salario medio annuo non è aumentato ma è, invece, diminuito (-2,9%).

«La ricerca evidenzia, da un lato, quanto sia elevato il numero dei giovani che non lavorano, ovvero che entrano nel mondo del lavoro dopo i 30 anni – commenta l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro – dall’altro ci suggerisce che il problema dei salari bassi esiste: l’Italia è l’unico Paese OCSE in cui il salario medio annuo negli ultimi 30 anni non è aumentato».

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati ISTAT

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Competenze digitali: Italia sotto la media europea. Valle d’Aosta e Lombardia possiedono i talenti del digitale.

Competenze digitali: quadro europeo

Nel 2021 in Europa gli individui che possiedono competenze digitali superiori al livello base sono in media il 26%. Sopra la media europea si collocano l’Olanda (52%), la Finlandia (48%), l’Islanda (45%), la Norvegia (43%), l’Irlanda e la Svizzera (40%). Al contrario, i Paesi con il numero minore sono l’Albania (4%), Bosnia ed Erzegovina (5%), Macedonia del Nord e Bulgaria (8%), Montenegro e Romania (9%). L’Italia si trova ancora sotto la media europea registrando il 23% di individui con competenze digitali superiori al livello base. Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro dell’imprenditore Massimo Blasoni, realizzata su elaborazione di dati Istat, Eurostat e Unioncamere sistema informativo.

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Eurostat 2021 – Livelli di competenze digitali degli individui

Quadro italiano: competenze digitali elevate

Le competenze digitali sono la chiave della futura trasformazione tecnologica della maggior parte delle aziende. Sempre più imprese richiedono ai propri dipendenti, oltre alle skills di base, di possedere competenze digitali elevate. Com’è, a tal proposito, la situazione italiana corrente?

A livello regionale, si evince che la percentuale degli individui che possiedono un livello elevato di competenze digitali si raggruppa nel Nord Italia, principalmente in Valle d’Aosta (28,3%), Lombardia (26,6%), Friuli-Venezia Giulia (25,8%), Trentino-Alto Adige (25,7%) ed Emilia-Romagna (25%). Al contrario, si nota un minor numero di individui che detengono competenze digitali elevate in Sicilia (14,4%), Campania (16,6%), Calabria (16,7%), Basilicata (17,8%) e Puglia (18%).

Le fasce d’età risultano essere un fattore importante: con l’aumento degli anni, infatti, il livello di competenze digitali diminuisce. I giovani tra i 20-24 anni possiedono un livello di competenze avanzato (41,5%) insieme ai ragazzi tra i 16-19 anni (36,2%). Il livello scende fra gli adulti tra i 45-54 anni (20,3%) e tra i 65-74 anni (4,4%).

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Istat – BES 2020 – campione per 100 persone di 16-74 anni

Competenze digitali richieste dalle imprese con ripartizione territoriale

L’innovazione digitale comporta la necessità di nuove figure professionali qualificate dotate del giusto background di competenze tecnologiche di base e specialistiche. Quali sono le competenze digitali richieste dalle imprese italiane? Dove si concentra maggiormente questa richiesta?

Nel 2021 si evince che la richiesta da parte delle imprese di competenze digitali e linguaggi e metodi matematici è maggiore al Nord Ovest rispetto al resto del Paese. In Italia sono particolarmente richieste le competenze digitali elevate al Nord Ovest (23,4%), al Centro (21,8%), al Sud e nelle Isole (20%) ed al Nord Est (18,4%). Al secondo posto delle competenze richieste si trovano le capacità di utilizzo dei linguaggi e metodi matematici, sempre con prevalenza al Nord Ovest (17,3%), al Sud e Isole (16,3%), al Nord Est (14,6%), e al Centro (15,5%).

Al terzo posto, con una richiesta inferiore, le capacità di gestione delle soluzioni innovative che, a differenza delle prime due, vengono predilette maggiormente al Sud e nelle Isole (13,1%), il Nord Ovest (10,9%), il Centro (10,3%), infine il Nord Est (8,8%).

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Unioncamere – ANPAL, Sistema informativo Excelsior, 2021

«Il nostro Paese ha fatto notevoli passi in avanti negli ultimi anni – commenta l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro – ma occorre raddoppiare gli sforzi: vincere la sfida digitale è fondamentale per la crescita economica delle nostre imprese».

 

 

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Istruzione: nel 2020 più donne che uomini tra i laureati in Italia. Ancora importanti divari Nord-Sud

Differenze regionali di istruzione

In Italia nel 2020 la media nazionale dei laureati in possesso di un titolo di studio terziario di I e II livello è di 14,5%, a differenza del 2019 in cui la cui percentuale era del 13,9%. La classifica a livello regionale mostra una maggiore quantità di laureati in Lazio (18,5%). Al secondo posto si trova l’Abruzzo (15,9%), continuando con l’Umbria (15,7%), il Molise (15,6%), Emilia-Romagna (15,5%) e Marche (15,4%). La percentuale più bassa di laureati si registra nella provincia di Bolzano (12,1%), seguita dalla Sardegna (12,4%), Sicilia e Puglia (12,5%). Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro dell’imprenditore Massimo Blasoni, realizzata su elaborazione di dati Istat.

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Istat

Divario regionale e di genere

Nel 2020 in tutte le regioni italiane risultano aver conseguito il titolo di laurea più le donne rispetto agli uomini. Il Lazio, la regione con più laureati in Italia, possiede anche la percentuale più alta di laureate donne (19,6%), seguita da Abruzzo (17,8%), Umbria (17,7%), Molise (17,6%), Emilia-Romagna e Marche (17,1%). Per gli uomini le percentuali più elevate di laureati si trovano in Lazio (17,2%), in Lombardia (14,1%), Liguria (14%), Abruzzo (13,9%) e Emilia-Romagna (13,8%).

In fondo alla classifica, le regioni con una percentuale inferiore di laureate donne sono la Sicilia e la Puglia (13,5%), al contrario degli uomini laureati che risultano meno in Sardegna (10,3%) e nella Provincia Autonoma di Bolzano (10,5%).

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Istat

Divario Nord-Sud

Nel 2020 la percentuale più elevata di laureati si trova nell’Italia Centrale (17,2%), nettamente superiore alla media italiana (14,9%). Tuttavia, risulta ancora evidente la differenza tra il Nord e Sud del Paese, in quanto l’Italia Meridionale e Insulare (rispettivamente 13,7% e 12,8%) restano al di sotto della media nazionale.

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Istat

Rimane un divario tra Nord e Sud anche per quanto riguarda l’analfabetismo: l’Italia Meridionale e Insulare (1% e 0,89%) hanno una percentuale più alta rispetto al Nord-ovest/est (0,36% e 0,32%), Centro (0,34%) e alla media nazionale (0,56%).

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Elaborazione ImpresaLavoro su dati Istat

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Alla ‘Sereni Orizzonti’ di Massimo Blasoni: i ‘Nipoti di Babbo Natale’

Un Natale col sorriso anche per gli ospiti della Residenza per anziani ‘Villa Abbadia’ di Fiesco, gestita dal gruppo ‘Sereni Orizzonti’. Allo scopo di creare speranza e attesa, facendo sentire loro in maniera concreta la vicinanza della comunità, la direzione della struttura ha infatti aderito per il secondo anno consecutivo all’iniziativa ‘Nipoti di Babbo Natale’ (https://www.nipotidibabbonatale.it), promossa dalla Onlus ‘Un sorriso in più’. L’idea è tanto semplice quanto meravigliosa: raccogliere e soddisfare i desideri dei nonni residenti nelle case di riposo (l’anno scorso ne sono stati esauditi ben 5.893 in ben 228 Rsa di tutta Italia), siano essi un piccolo gesto, un regalo o una lettera.
Quest’anno sono 72 gli ospiti della struttura di ‘Sereni Orizzonti’ che potranno così ricevere da altrettanti ‘nipoti’ sconosciuti i regali che hanno richiesto: tra questi copertine e indumenti vari, prodotti per il corpo, profumi, collane e braccialetti, Alexa, giochi in scatola e una pizza in pizzeria.
“Abbiamo aderito con entusiasmo a questo progetto – dichiara la direttrice Giusy Soccini – e siamo grati della generosità dei volontari della Onlus. Il vero regalo per i nostri nonni è sapere che non sono stati dimenticati, che sono importanti e che sono ancora nei cuori delle altre persone. Soprattutto sotto le feste natalizie, i gesti d’amore sono una medicina efficacissima per debellare l’isolamento in cui sono stati costretti negli ultimi due anni di pandemia”.

Massimo Blasoni

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Centro Studi ImpresaLavoro di Massimo Blasoni: gli stranieri in Italia.

Lo studio rileva che ci sono stati 78,8 miliardi di euro di rimesse dal 2008 al 2020

Dal 2008 al 2020 (ultimo dato disponibile) le rimesse dei lavoratori stranieri in Italia ai loro Paesi di origine hanno toccato la cifra 78,8 miliardi di euro. Lo rivela un’analisi del Centro Studi ImpresaLavoro, presieduto dall’imprenditore Massimo Blasoni, realizzata su elaborazione dei più recenti dati Banca d’Italia. Le rimesse hanno avuto una crescita dal 2008 al 2011 toccando i 7.394,37 milioni di euro, per poi contrarsi fino ai 5.070,54 milioni di euro nel 2016. Da allora si è registrata una costante ripresa annuale del fenomeno, che nel 2020 ha toccato quota 6.766,6 milioni di euro. Le stime eseguite dalla Banca d’Italia, riportate nell’ultimo report disponibile, indicano che le rimesse avvengono tramite alcuni principali intermediari ufficiali (money transfer, poste e banche) ai quali vanno aggiunti i flussi in uscita attraverso i “canali informali” (tra il 10 e il 30% del totale). Con il passare degli anni l’incidenza di questi ultimi appare comunque in sensibile diminuzione. Analizzando i dati dell’ultimo anno disponibile (2020), il Centro studi ImpresaLavoro ha osservato come i lavoratori stranieri che hanno effettuato la maggior parte delle rimesse siano quelli residenti in Lombardia (1 miliardo e 536,90 milioni, pari al 22,71% del totale), in Lazio (953,42 milioni, 14,09%), in Emilia-Romagna (706,63 milioni, 10,44%), in Veneto (587,21 milioni, 8,68%), in Toscana (521,46 milioni, 7,71%), in Campania (476,44 milioni, 7,04%) e in Piemonte (439,93 milioni, 6,50%). Relativamente alle rimesse effettuate durante il 2020, i lavoratori stranieri che hanno inviato ai Paesi di origine il maggior quantitativo di denaro risultano essere stati i bengalesi (707,35 milioni, pari al 10,45% del totale), i romeni (604,47 milioni, 8,93%), i filippini (448,68 milioni, 6,63%), i pakistani (435,47 milioni, 6,44%) e i marocchini (428,80 milioni, 6,34%).

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UNA GRANDE SODDISFAZIONE!

Oggi l’inserto di Repubblica Affari e Finanza riporta la ricerca indipendente: “Italy’s best employers for women” dell Istituto Tedesco Qualità Finanza (Itqf) autorevole leader europeo nelle ricerche sulla qualità. Sono state selezionate le migliori 200 aziende italiane divise in 45 settori, dove le donne intervistate sono più felici di lavorare. “Entrare nella classifica dei 200 “Italy’ s Best Employers for Women” è la prova visibile e ufficiale dell’eccellenza aziendale”, scrivono. E’ veramente una grande soddisfazione leggere che Sereni Orizzonti e’ una delle primissime nel settore sanità! Il nostro è un mondo del lavoro a larga prevalenza femminile. Spesso si dimentica quanto sia complesso assistere gli anziani, quanta responsabilità e passione richiede. Grazie alle operatrici sociosanitarie, alle infermiere, alle addette alla cucina e alle pulizie che lavorano per i nostri 5000 anziani in Italia, Germania e Spagna.

 

Massimo Blasoni

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“Un Natale per i nonni”, concorso della “Sereni Orizzonti” di Massimo Blasoni per gli alunni delle elementari di Udine

“La stagione invernale del Friuli Venezia riparte all’insegna della massima sicurezza”

A causa della pandemia, anche quest’anno gli ospiti delle residenze per anziani saranno costretti a trascorrere in sostanziale isolamento le feste natalizie. La somministrazione della terza dose ‘booster’ del vaccino anti-Covid sta salvaguardando la loro salute ma impedirà loro di vivere in piena allegria questo importante momento dell’anno. Il gruppo “Sereni Orizzonti” – le cui strutture sono da sempre Covid free – ha quindi pensato di indire un concorso rivolto a tutti gli alunni delle scuole elementari di Udine. L’obiettivo è quello di regalare un sorriso ai nonni, inviando loro dei disegni che verranno affissi nelle sue residenze in città (“Gelsomino”) così come a Gemona del Friuli (“I Tigli”), San Giovanni al Natisone (“Le Camelie”), Aiello del Friuli (“Le Meridiane”), Pasian di Prato “Paolino Zucchini”), Risano (“Giacinto Blasoni”) e Percoto (“Villa Orchidea). Il concorso si chiama “Un Natale per i nonni” e mette in palio 3 tablet, che verranno assegnati ai vincitori decretati da una giuria formata da ospiti delle residenze. I disegni possono essere inviati all’indirizzo promozione@sereniorizzonti.it, via WhatsApp al numero +39 320 710859 oppure direttamente nella sede del gruppo a Udine, in Via Vittorio Veneto 45. «Sarà l’occasione – spiega Laura Canton, responsabile dell’iniziativa – per fare sentire ai nostri nonni il calore dei giovanissimi, trasmettendo loro il senso di appartenenza a una comunità che non li ha mai dimenticati»

Massimo Blasoni

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